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mercoledì 14 settembre 2011

Cose turche

Anche se quest'anno sono andato in vacanza in Ungheria, quindi in un luogo storicamente e culturalmente antagonista alla Turchia, ricordo con piacere il mio soggiorno a Istanbul dell'anno scorso. Da allora sono cambiate un paio di cose in Turchia e nel mondo.
Nel periodo in cui ci sono stato stavano facendo il riferendum per cambiare la Costituzione, risalente al periodo di Mustafa Kemal, detto Ataturk.
L'Ataturk aveva fatto un bel paio di cosette non certo carine fra purghe, genoicidi e accentramento dei poteri, ma va detto a sua discolpa che la sua guida aveva permesso al paese di attraversare un periodo di transizione non certo allegro e che sotto la sua dittatura la Turchia era diventata un paese islamico relativamente laico rispetto agli omologhi più a est e a sud.
Col cambio della Costituzione il Paese subirà un viraggio di rotta.
Da una parte verrà abbattuta l'eredità di Kemal, eredità che nessun turco in questo momento si sognerebbe di rinnegare (fatemi un breve conteggio di tutti i busti, le scuole e i nomi di primogeniti turchi che corrispondono a quel nome e poi fatemi sapere il totale se non mi credete), ma che sarebbe meglio mitigare se il paese vuole entrare nel club delle nazioni civili.
Dall'altra se il paese si allontanerà da una Costituzione che dava ampi poteri alle Forze Armate e darà potere inevitabilmente alla seconda Istituzione più importante del paese, ovvero quella religiosa.
Inutile dire che i rischi che il paese subisca una deriva teocratica e diventi quindi un'altra Repubblica islamica nel Mediterraneo - come è altamente probabilme che succeda a Libia, Tunisia e Egitto in seguito ai recenti disordini - sono altissimi.
Bel dubbio per Erdogan se è seriamente intenzionato a entrare in Europa.
Se restava fedele alla Costituzione di Ataturk avrebbe avuto seri imbarazzi per uno statuto militarista e un passato di genoicidi di curdi e armeni; se invece avrebbe optato per una deriva con inevitabili aperture ai religiosi si sarebbe trovato con un paese musulmano in un'Unione Europea a maggioranza cristiana.
La seconda scelta probabilmente è stata la più comoda: in questo periodo (ma anche prima di questo periodo, direi da troppo tempo) il fanatismo religioso tira più della fica. Cristiano o musulmano che sia.
Ma toriniamo a oggi.
Oggi Erdogan ha sdoganato in Egitto in seguito alle sue dichiarazioni contro Israele.
Era abbastanza naturale.
Ci troviamo di fronte a due paesi che, fino a poco tempo fa, si potevano definire come moderati.
In quanto moderati erano gli unici paesi islamici dell'area che avevano degli atteggiamenti più teneri verso Israele, il che comportava che le autorità dovessero tenere a bada gli inevitabili gruppi di radicali islamici nei rispettivi paesi che invece odiavano lo Stato ebraico e tutto ciò a esso collegato.
L'Egitto sta affrontando la fase di transizione del dopo-Mubarak e si ritrova finalmente con la possibilità di tirare fuori tutto l'odio contro Israele che aveva in corpo dopo svariati anni di censura.
La Turchia, dopo svariati anni di cortese vicinanza, ha incrinato i rapporti con Israele dall'anno scorso, in seguito all'incidente della Freedom Flotilla, che coinvolse anche una nave e cittadini turchi.
Ve lo ricordate? Probabilmente no, è una di quelle notizie che sono state menzionate fino alla nausea e poi dimenticate.
Per par condicio vi presento la versione degli schieramenti.
Versione degli attivisti
Un attivista tira fuori un coltellino per sbucciare una mela. I soldati credono che stiano organizzando una resistenza e bombardano la nave con lanciagranate da 40 mm.
Versione dei militari
Provate a immaginare la scena di un arrembaggio a Pirati dei caraibi. Aggiungete le armi automatiche.
In seguito al grazioso alterco le tensioni fra paesi si sono inevitabilmente manifestate con più chiarezza. Non sappiamo cosa avrebbe fatto Erdogan se non fosse successo questo, forse avrebbe condotto una politica più moderata e non si sarebbe fatto trascinare dalla corrente per prendere più voti dall'elettorato più radicale.
Fatto sta che l'Europa si trova sempre più in imbarazzo ad accettare la Turchia, che potrebbe invece allinearsi con le politiche dei paesi musulmani del Mediterraneo e Israele, tanto per cambiare, è di nuovo in difficoltà.
E dovrà nuovamente chiedere aiuto agli USA.
E qui non c'è niente di nuovo.

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