LO SCEMO DEL VILLAGGIO
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martedì 15 dicembre 2009

La lingua dei segaioli

Grazie a Google so che 150 anni fa nasceva Ludwig Lejer Zahamerov, linventore dell'Esperanto.
Quale ingiustizia profonda permette che la gente conosca tramite Google quest'anniversario invece di quello del cinema a luci rosse? Sono certo che Google abbia avuto molto più successo grazie al porno che all'Esperanto.
Comunque, per chi abbia la fortuna di non conoscerlo, l'esperanto è una lingua creata a tavolino da intellettuali europei nella seconda metà del XIX secolo, in pieno ottimismo positivista.
Questi gran furboni, in preda a questo ottimismo spinto, pensavano che il mondo sarebbe presto diventato una comunità unita e pacifica e che lo scambio di idee fornito da comunicazioni sempre più efficenti avrebbe reso sempre più veloce il progresso tecnologico sotto un'unica grande nazione multiculturale e unita in nome della tecnologia e, per l'appunto sotto un'unica lingua.
Questa lingua, frutto di una lunga ricerca durata anni e anni, raccoglieva sotto di essa la struttura linguistica di tutte le lingue conosciute nella terra.
Ma non è tanto il concetto in sè di creare una lingua nuova che, alla fin fine può pure essere un progetto interessante e stimolante a livello intellettuale e di ricerca filologica, il problema di questa lingua è l'idea che ne è a fondo, ovvero che tutto il mondo sia disposto a parlare un'unica lingua creata dall'alto, in barba a tutto i dialetti e le seconde e terze lingue che molti paesi già si trovano a parlare.
Per non contare che la stragrande maggioranza degli abitanti della Terra non ha nessuna intenzione di condividere qualcosa di uguale agli altri. Con tutti i nazionalisti, fascisti, razzismi e separatisti che ci sono per il mondo, la gente ha problemi a rapportarsi perfino con l'inquilino della porta accanto.
Un coglione come Bossi ha già difficoltà a parlare in italiano, vagli a dire che può parlare la stessa lingua di un sudanese!
E sono quasi sicuro che un coglione come Bossi esistesse anche in era positivista, solo che la gente era troppo gasata dallo spirito dei tempi per accorgersene.
Forse l'unico merito della Grande Guerra è stato quello di scardinare questa concezione infantile e campata per aria della natura umana.
Ma dopo ben due Guerre Mondiali e decine di conflitti armati fra nazioni diverse, ci sta ancora qualche pirla che si ostina a parlare esperanto, come se avesse ancora senso, esiste addirittura la versione di wikipedia in esperanto.
Come disse un mio amico, quelli che parlano esperanto hanno la stessa dignità che può avere un tizio che parla in klingon o in elfico.
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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Parli di cose che non conosci, dici un sacco di fesserie e poi dai dell'ignorante a Bossi.. sei proprio come il bue che dà del cornuto all'asino!

Non mi stupisce che dopo mesi nessuno abbia postato un commento a questo post (d'altra parte sei lo scemo del villaggio!)

Comunque volenti o nolenti saremo obbligati a studiare una lingua universale, che ci piaccia o meno. L'Unione Europea attualmente dice che dobbiamo imparare almeno due lingue, dei paesi membri, quindi in pratica Inglese + una a scelta fra Tesdesco, Francese e Spagnolo. Questa la visione dell'Ue.
La visione degli esperantisti è quella di imparare SOLO l'esperanto, che mediamente necessita mediamente di 1/5 del tempo necessario per studiare un'altra lingua. Quindi imparare l'Esperanto richiederebbe 1/10 del tempo necessario per studiare due lingue europee. Senza tener conto del risparmio di denaro pubblico (e di tasse!) e privato visto che i corsi sono gratuiti e comunque uno può impararlo abbastanza bene anche da autodidatta.

Quindi chi è idiota, l'Ue o gli esperantisti?

CIAO SCEMO!!

Anonimo ha detto...

Senza tener conto che l'Esperanto è una lingua tutelata dall'Unesco; il Papa dà la benedizione Urbi et Orbi anche in Esperanto; letterati come Umberto Eco si sono espressi in favore all'Esperanto; Bruno Migliorini (forse il più grande studioso della lingua italiana ed ex presidente dell'Accademia della Crusca) era un esperantista ed ha scritto una grammatica in Esperanto; il prestigioso Pen Club riconosce l'Esperanto come lingua letteraria... ecc, ecc...
Altro che klingon o elfico.
A scemo del villaggio, prima di parlare bisogna saperle le cose.

Anonimo ha detto...

Concordo con i due commenti che mi hanno preceduto.
E aggiungo:
l'esperanto offre proprio una possibilità per salvaguardare la diversità linguistica, perché non costringe a imparare un'altra lingua nazionale (come l'inglese), e di impedire che lingue più diffuse diventino più prestigiose e attraenti per mere ragioni quantitative.

Buono studio,
Ale

Anonimo ha detto...

L'italiano non è altro che un mix di lingue che i tuoi nonni furono costretti ad apprendere dai popoli conquistatori.
Gli stessi dialetti sono miscugli di linguaggi di popoli colonizzatori.

Il linguaggio è solo un metodo di comunicazione convenzionale. Trovare del patriottismo in una lingua, è come trovare le immagini sacre nelle macchie di umidità nel muro.

L'esperanto non fu fatto da intellettualoidi, ma da un polacco il cui paese era schiacciato dalle potenze Tedesca, Russa, Giapponese e Americana.
E costretto, quindi, ad imparare le lingue dei conquistatori per poter sopravvivere.

Zamenhof fu colpito duramente dalla guerra, perse molti dei suoi familiari. Ha inventato qualcosa di epico. Te lo direi in Esperanto, ma ho appena iniziato ad apprenderlo.

Piuttosto, comincia ad imparare l'inglese, visto che è la lingua del nuovo dominatore. e che volente o noente dovrai imparare.

Ma tranquillo, per tuoi pronipoti l'inglese sarà la lingua patriottica.

Gxis revido, mi amas vin.

Scemo del villaggio.

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