LO SCEMO DEL VILLAGGIO
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mercoledì 27 febbraio 2008

Samurai, Geishe e Toyota.

Post a 4 mani di Tarcutio e T.

Quando uno pensa alla deplorevole situazione italiana cerca di consolarsi pensando che l’Italia, paese di santi, paesi e navigatori, sia una nazione di sfigati perché si è ritrovata a vivere eventi storici e culturali unici che ne hanno fatto il paese arretrato che è oggi.
Ma ahimè, non è così.
Prendiamo la nostra principale sfiga: il clero cattolico.
Cambia il nome, cambia il saio, cambia la lingua, ma pure altrove hanno avuto i loro chierici bastardi.

Prima dell’arrivo dei gesuiti nel 1580, le religioni principali in Giappone erano lo shintoismo e il culto del Buddha Amida tra gli alti ceti sociali, affiancato dal Buddismo Zen, il quale aveva riscosso gran successo tra il ceto guerriero giapponese in seguito alla sua presa al potere in epoca Kamakura dal 1185.
In questo caso i buddisti non erano i simpatici pelatoni flemmatici, innocui e aperti di idee che siamo abituati a conoscere.
I monaci buddisti avevano ricchissimi possedimenti terrieri per i quali non dovevano pagare tasse, la loro sede centrale – sul monte Hiei – si trovava vicino alla capitale Kioto, città dell’imperatore giapponese e in guerra potevano mobilitare eserciti di agguerriti monaci buddisti, ben armati e motivati. Erano quindi ricchissimi, non pagavano le tasse e, grazie ai loro eserciti e alla posizione strategica tenevano per le palle l’imperatore del Giappone e tutti i signori della guerra.
Uguale all’Italia.
Tutte le strutture affiliate al clero fanno soldi a palate e non pagano le tasse e lo Stato Pontificio – uno Stato a tutti gli effetti – si trova a Roma. Uno dirà: ma noi non abbiamo i monaci guerrieri!
Ora non più, almeno quelli sono spariti in Italia, ma prima c’erano: i templari, i cavalieri di Malta e i cavalieri teutonici non erano altro che monaci (con tanto di voto di castità, umiltà e povertà) con la licenza di uccidere.

Ecco un piccolo aneddoto:
Giappone – Periodo Nara – Disputa per il potere.

Nel 749 sali’ al trono l’imperatrice Koken, in breve tempo, nel 758 decise di abdicare per poi ritirarsi a vita privata.
Conobbe un monaco il cui nome era Dokyo, nel quale ella ripose grande fiducia, avendolo ritenuto responsabile della sua guarigione da una data malattia. Tale fiducia la indusse a concedere al monaco un gran numero di privilegi, tanto che, tale era il potere del monaco che nel 764 fu necessario un intervento militare contro di lui. Il monaco riusci’ a sventare l’attacco e a convincere l’ex imperatrice a tornare sul trono, che in seguito conferi’ altre alte cariche al monaco Dokyo.
Il potere buddista si era cosi’ ramificato a corte che il monaco pretese di essere nominato imperatore ma le sue ambizioni finiro con la morte di Koken nel 770.
La vicenda fece riflettere la corte e la spinse a prendere alcuni provvedimenti tra cui migliorare i rapporti di equilibrio con il buddismo e mostrare interesse per una filosofia laica ( confucianesimo).
L’imperatore Kanmu decise di allontanare la corte dai grandi templi cambiando cosi’ la capitale dell’impero, da Nara a Nagaoka e in seguito a Heankyo ( Kyoto).
Venne inoltre proibita la costruzione di templi buddisti all’interno della capitale per permettere alla corte di esercitare un potere più efficace.

Era il IX secolo.

La situazione rimase invariata fino alla guerra civile giapponese (XVI-XVII secolo).
Oda Nobunaga si era rotto i coglioni di questi buddisti e accolse i gesuiti portoghesi, accordandosi con loro. I gesuiti gli avrebbero venduto le armi da fuoco e avrebbero fatto da tramite per i commerci con la seta cinese, ottenendo in cambio il permesso di costruire chiese e missioni. In questo modo Nobunaga ottenne gli archibugi e i finanziamenti necessari per rompere finalmente il culo ai buddisti, scatenando una guerra che raggiunge il culmine nell’assalto al monte sacro Hiei, assalto nel quale Nobunaga uccide chiunque gli si opponga, armato o non (che uomo!).
Come se noi italiani dichiarassimo guerra allo Stato Pontificio. Per carità, Roma è stata attaccata una decina di volte almeno da quasi tutti gli Stati europei, esasperati da quanto i vari papi rompevano i coglioni. Pure noi italiani l’abbiamo attaccata e l’abbiamo pure conquistata nel 1870.
Poi però abbiamo avuto la bella idea di ricostituire lo Stato Pontificio e di darle pure una percentuale degli introiti statali come risarcimento. E questa puttanata, solo noi italiani siamo riusciti a farla.
Il suo successore Toyotomi Hideyoshi, invece, odiava i cristiani che iniziavano ad acquisire potere e decise di cacciarli dall’isola e perseguitarli.
Riassumendo: Nubunaga si era alleato con i gesuiti per inculare i buddisti, Hideyoshi, una volta sconfitti i buddisti si era inculato i gesuiti.
Grandi!
L’Italia ha perso una guerra mondiale.
Il Giappone pure, senza contare il fatto che si sono pure beccati pure due bombe atomiche.
Il Giappone del dopo-guerra è ripartito alla grande e ora è una nazione industrializzata e ricchissima. L’Italia, se escludiamo il boom economico degli anni ‘60, no. Perché?Ci sono tanti motivi, uno l’ho spiegato sopra. I giapponesi sono riusciti a liberarsi di tutti questi baciapile quattrocento anni fa. Noi ancora ce li abbiamo fra le palle.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

I cavalieri di Malta ci sono ancora, eccome. E sono pure uno stato indipendente con sede nel cuore di Roma, con tanto di passaporti, francobolli e ambasciatori.

Anonimo ha detto...

Basta vedere qui http://www.orderofmalta.org/struttura.asp?idlingua=1.

Edric Ant ha detto...

I cavalieri di Malta ci sono ancora, ma non valgono niente. Io mi riferisco a quando spaccavano i culi.

scarlett carson ha detto...

Bel post, davvero!
Per varie (e ovvie) ragioni io sono innamorata del Giappone.
Nonostante sia una terra piena di contraddizioni chiunque vi vada a fare una viaggio torna descrivendolo come il paese dei balocchi; io mi ripeto che un turista ha una prospettiva del tutto diversa da chi ci vive.
Eppure... una volta lessi in un reportage una frase molto significativa sul Giappone: "Nessuno infrange la legge perchè tutti sono messi in condizione di non infrangerla". Se fosse vero... che bellissima utopia... il quadro si completa con le info messe nel post: nella terra del sol levante non c'è un movimento religioso che detta legge.

Tuttavia... il paragone con l'Italia è triste e giusto fino a un certo punto.
Anch'io sono convinta che una grande percentuale dei nostri guai sia attribuibile al Vaticano come istituzione; un'altra grande percentuale è costituita dalla mentalità cattolica insinuatasi secoli fa e non ancora estinta; una buona percentuale, in fine, al succedersi di governi incapaci... insomma, siamo messi bene! :P

Edric Ant ha detto...

Diciamo che se vogliamo elencare brevemente i colpevoli della nostra situazione, oltre al cattolicesimo, al Vaticano e alla cultura cattolica, dovremmo puntare il dito sugli attuali politici, su quelli passati, sugli italiani che li hanno portati al potere, sui Savoia, sul Duce e su tutte le altre nazioni europee che contribuiscono nel renderci uno stato delle banane invadendoci, immaschiandosi nella nostra politica, aiutando direttamente o indirettamente tutti coloro che ci fanno arretrare.

Personalmente, non credo che andrei a vivere nel Giappone, almeno non nelle metropoli (e mi pare che sia tutta una grande metropoli laggiù), l'ho buttato nel paragone a scopi provocatori e perchè resta comunque un paese con una cultura e una storia interessanti e che è riuscito a inserirsi egregiamente nel mondo moderno, pur senza rovinare le sue tradizioni e le sue radici culturali.

vanessa ha detto...

Le Geisha sono tutte puttane.

Edric Ant ha detto...

Bhe sono anche quello, ma sono delle signore puttane :-D

Dani ha detto...

Ciao...!Mi ha consigliato il tuo blog mio fratello Cris e lo trovo interessante...!Se ti va lo scambio link passa nel mio diario e fammi sapere...!
Ciao...!

Edric Ant ha detto...

Affare fatto, lele.

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