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lunedì 5 luglio 2010

La papessa

Nonostante le varie tirate femministodi non è un film male e questo dimostra la mia teoria secondo la quale un bel film è quello che piace nonostante nonostanti abbia dietro ideologie diverse o contrarie a quelle dello spettatore.
Il film narra la storia della Papessa alias Jhoannes Anglicanus, argomento sul quale si dibatte se sia una semplice leggenda o una vera vicenda del IX secolo occultata dalla Chiesa.
Joanna, ragazza intelligente e appassionata di scienza, ha la sfortuna di vivere in una famiglia bigotta e violenta che non ne riconosce le doti e punta tutto sui fratelli maschi.
Lo spirito ribelle, l'intelligenza acuta e una serie di circostanze particolari la portano ad allontanarsi di casa ed entrare in una scuola ecclesiastica, per poi fuggire e fingersi maschio per poter rifugiarsi in convento come monaco e finire addirittura a Roma alla corte del Papa, interpretato da un tosto e azzeccatissimo John Goodman.
La prima parte del film è senz'altro buona e ben gestita, fluida, ben recitata, acuta e con delle buone ricostruzioni dell'epoca.
Peccato che a metà del film ci sia un errore logico abbastanza grossolano: un ragazzino preso in cura dal finto monaco dopo un tempo imprecisato che non dovrebbe comunque superare qualche mese nel film ha già i vent'anni superati e ha messo su famiglia.
La seconda parte del film è piuttosto sciatta rispetto alla prima parte e il tempo che è stato dedicato alla ricostruzione e al susseguirsi delle vicende nelle campagne desolate del nord non è dedicato agli intrighi della corte papale, che sarebbero stati altrettanto se non più interessanti; ho anche qualche dubbio sulla ricostruzione della Roma del IX secolo, ma forse sbaglio.
Peccato, probabilmente temevano che il film rischiasse di allungarsi troppo e hanno dato un finale frettoloso.
Il finale in particolare è il vero punto debole del film, avendo optato per una fine ben più all'acqua di rose rispetto a quella che pare sia avvenuta secondo la leggenda originale.
In più gli autori hanno voluto una di quelle conclusioni che ti mettono la classica pulce nell'orecchio e ti fanno venire dubbi su quanto possa esserci di vero in quello che ci dicono, ma queste teorie alla Dan Brown sono un po' folkloristiche, è più scomoda la descrizione delle superstizioni religiose fatta nella prima parte del film a questo punto.
Voto 7/10

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