LO SCEMO DEL VILLAGGIO
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martedì 11 novembre 2008

Selvaggio selvaggio Ovest (Wild wild West)

Non ho ancora visto “La ricerca della felicità” quindi non so dire se questo è l’unico neo nella carriera di Will Smith.
Questo insulso film è un calcio nelle palle a cinquant’anni di film western.
Will Smith, insieme a Kevin Kline devono combattere il cattivone di turno, che vuole dividere gli Stai Uniti d’America e prendere il potere. Il film è interamente basato sulle americanate, sperando che, se somministrate in dosi massicce, riescano a dare assuefazione allo spettatore da non potersene accorgere. Effettivamente alcune sparate sono divertenti, questo va detto e alla fine ho deciso di mettere da parte il conteggio di anacronismi e cercare di godermi il film. Purtroppo le sparate sono così tante e così vergognosamente esagerate, che a un certo punto il film esce pure dai binari dell’irreale. Ci si trova di fronte a buchi logici che non possono essere spiegati neanche dalle palesi violazioni delle leggi della fisica e del buonsenso. E così ti ritrovi a chiederti perché il cattivone di turno doveva accettare nel bel mezzo di una riunione del suo quartier generale un’odalisca vestita succintamente (Will Smith travestito) o perché il cattivone decide di sfidare l’eroe in singolar tenzone invece di ammazzarlo a bruciapelo o ancora perché una persona cade da un’altezza di venti metri senza rompersi nemmeno un ossicino.
L’altro pilastro del film è Will Smith. Fra le poche battute e scene che fanno ridere sono quelle che coinvolgono lui, che, anche se si trova in un film simile, se la gestisce bene come sempre (probabilmente alcune battute se le sarà inventate lui, dato che mi sembrano troppo raffinate per i creatori di questa merda).
Will Smith, eroe cazzuto, rozzo e old style fa coppia con Kevin Kline, inventore aristocratico e meditativo, ricreano la classica strana coppia che, nonostante le differenze deve ingranare per fare causa comune contro il villain, che in questo caso è Kenneth Branagh, che se la cava, ma che secondo me poteva giostrarsi meglio il personaggio.
Il terzo pilastro del film è la fica.
Consci della necessità di dover trovare un diversivo al film, gli autori hanno riempito questo film di gnocca, che esteticamente fa la sua porca figura.
Solo esteticamente.
L’eroina del film, Salma Ayek – gran bella figliuola, per carità! – recita nella parte di un personaggio puramente decorativo, insignificante dalle tette in su. Il bello è che lei recita così male le sue due battute e mezzo, che non risulta convincente nemmeno come oca.

Voto 4 /10

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