LO SCEMO DEL VILLAGGIO
Per lamentele, piagnistei, insulti e querele scrivete a tanci86@fastwebnet.it. Mandate anche una mail allo studio legale Culetti&Lopuppa & sons (mail: lopuppa.culetti@libero.it) da oggi anche su Facebook!

Padre, ho peccato: seguo questo blog!

sabato 18 agosto 2012

The dictator


L'ultimo film di Sacha Baron Cohen è un piccolo gioiellino.
Lo è perché è un film senza pretese e senza scrupoli, che non si sofferma a sparare a zero su praticamente qualsiasi argomento scibile attuale che sia la politica, l'antisemitismo, il maschilismo, la religione, il razzismo, il sessimo, il patriottismo o il politicamente corretto in generale o qualsiasi altro campo dove trovi un permaloso con una grossa coda di paglia e un bagaglio culturale abbastanza piccolo da potersi offendere.
Non mi sono informato su quanti animi sensibili ha turbato questo film, se ci sono state proteste da parte di qualche associazione culturale o di minoranze svantaggiate.
E francamente non me ne frega niente.
Il dittatore ammiraglio-generale Aladeen (Sacha Baron Cohen) dello Stato immaginario di Wadiya è il capo supremo e non voluto della sua nazione, liberamente ispirato a un mix di dittatori degli ultimi tempi, da Saddam a Kim Jon Li, fra cui spicca fra tutti Gheddafi per somiglianza e stile coreografico.
Aladeen è stupido quanto ricco, crudele e potente nella sua nazione e viene convinto dallo zio Consigliere (Ben Kingsley) a presentarsi alle Nazioni Unite per rendere conto della non cristallina ricerca sul nucleare nel suo paese.
Non mi va di stressarmi e di cercare similitudini anche con Silvio Berlusconi, è possibile che siano volute, come è anche possibile che siano delle coincidenze. 
La trama del film è il classico pretesto per far ridere il pubblico e ci riesce bene.
Il film riesce anche a evitare quella spiacevole tendenza, diffusa in molte commedie demenziali, che consiste nell'offrire un primo tempo altamente spassoso a cui segue un secondo tempo dove il ritmo rallenta perchè viene ceduto il passo a quella linea più romantica e impegnata.
Del resto è qui il punto di forza del film: una spontaneità efficace e spensierata.
Non si sono fatti mettere dei paletti per evitare di offendere qualcuno, non si sono fatti problemi per dare a tutti costi un senso logico in alcuni punti.
L'importante era far ridere e inserire al contempo alcune frecciatine satiriche qua e là.
E ci sono più che riusciti.

Voto 8/10

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!

Nessun commento:

NEL NOME DELL'ODIO

Sano, liberatorio, onesto, politicamente scorretto.
Qualcuno può rompere per gli argomenti che tratto e per come li tratto, ma ci stiamo dimenticando una cosa importante: chi crea un blog può scriverci quello che cazzo gli pare.

QUESTO BLOG NON È UNA TESTATA GIORNALISTICA

QUESTO BLOG NON È UNA TESTATA GIORNALISTICA
QUINDI NON ROMPETE. GRAZIE.
free counters