LO SCEMO DEL VILLAGGIO
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giovedì 2 ottobre 2008

Hancock

Era un film che aspettavo da un bel po’, anche perché per me sta diventando un’abitudine quella di saggiare la bravura di Will Smith valutando i film che ultimamente fa quasi regolarmente a ogni semestre, giusto per vedere la sua evoluzione artistica e a livello di personaggio. John Hancock è un supereroe sfigato e alcolista, rozzo, goffo, puzzolente e ben lontano da quell’immagine da supereroe stucchevole che siamo abituati a vedere nei fumetti della Marvel. John ha i classici superpoteri da supereroe, ma non li sa usare sempre bene, spesso per salvare un paio di vite fa casini pazzeschi da milioni di dollari. E la cosa è molto interessante perché sono stufo di vedere questi film americani in cui, in un paese materialista e gretto come gli Stati Uniti, il protagonista viene sempre acclamato per aere salvato una bambina col peluche, ma solo dopo una guerriglia urbana col cattivone di turno che è costata la vita di quarantasette terroristi e la distruzione di due condomini, venticinque macchine, sedici alberi e due monumenti. Aspetto che viene finalmente messo in evidenza in questo film e ti permette di capire che la vita dell’eroe non è tutta vino e tarallucci, specie se fai tutti quei casini per i quali nessuno ha mai pensato di rendere conto al MacLane o allo Spiderman di passaggio, se non al massimo poco prima dei titoli di coda.
Invece a Hancock tutte queste rogne toccano, specie se vogliamo aggiungere il suo fare decisamente poco diplomatico.
Il nostro supereroe si troverà a dover migliorare per poter essere finalmente acclamato e per trovare una volta per tutte il segreto sul suo passato.
Una tematica molto interessante, quasi filosofica, quella che mette in luce la vita dei suoi simili, creature ultraterrene e immortali, ma destinate all’estinzione quando si accoppiano fra loro.
Non esiste quindi alcun modo per realizzare tutte le aspirazioni dell’uomo: se si è mortali, non si può vivere per sempre, se si è immortali, non si può condividere questo dono con un simile o si rischia di perderlo.

Venendo a tirare le somme va detto che questo film, divertente, spettacolare e scorrevole, si è forse rivelato un poco sotto le mie –altissime – aspettative, specie se paragono l’effetto di questo con l’ultimo film con Will Smith che ho visto.
Forse il tema della solitudine era meglio affrontato - sebbene in maniera più tragica e tormentata – in Io sono leggenda, che ho trovato meno commerciale rispetto a Hancock, data l’influenza fumettistica (anche se faceva il verso a questa) e c'erano di nuovo alcuni punti che sarebbe stato bello approfondire.
Va anche detto che, sebbene Smith abbia puntato con eccelsi risultati sulla creazione di un anti-eroe ha forse calcato un po’ troppo la mano.
Hancock è burbero e rozzo al punto giusto, ma a tratti forse anche troppo esageratamente stupido, specie che se contiamo che si tratta pur sempre di una persona che ha anche alle spalle una vita e che non è mica nato ieri!
Detto questo, l’ultimo plauso alla figaggine di Charlize Theron appare quasi superfluo.

Voto 7/10
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