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giovedì 13 ottobre 2011

The eagle

Questo film era partito bene.
Marco Aquila (Channing Tatum) è il nuovo giovane centurione che arriva in Britannia a prendere il comando di un castrum all'interno delle mura aureliane.
Il suo passato è stato segnato dalla scomparsa del padre, anch'egli legionario, scomparso in una perlustrazione oltre il vallo aureliano insieme alla sua legione di 5000 uomini che comandava e, cosa ancora più grave con l'aquila imperiale.
Marco ne è ossessionato. La sua missione personale da una parte è quella di riabilitare il nome della sua famiglia, infangato dalla terribile onta di aver perso l'aquila imperiale; dall'altra è quella di scoprire qualcosa di più su suo padre, venire a sapere se ha fatto di tutto in suo potere per preservare l'aquila, difendendola fino alla morte oppure se invece ha commesso errori gravi o - e sarebbe anche peggio! - atti di codardia che ne hanno comportato la perdita.
Mi sono francamente scompisciato quando vedevo i flashback di Marco da piccolo e del padre che lo salutava: la cosa che mi faceva sorridere era che il Marco da bambino era raffigurato come un ragazzino biondo dai tratti alquanto nordici, mentre il Marco adulto è un moro più correttamente latino. Ma un errore simile era perdonabile e mi ha fatto sorridere.
Un po' più grave per me è l'anacronismo delle staffe, che in quel periodo non erano state ancora introdotte nel mondo occidentale.
Dopo aver agito come legionario Marco Aquila decide di mettersi in proprio e di buttarsi nella missione - decisamente suicida - del recupero dell'aquila della regione.
Parte con Esca (Jamie Bell, un irriconoscibile Billy Elliot!) uno schiavo britanno dalla personalità altamente passivo-aggressiva.
Esca lo odia in quanto romano, ma poichè Marco gli ha salvato la vita lo segue nella folle missione di cercare l'aquila nelle sperdute lande nordiche e tornare a casa vivi.
Il film è sostanzialmente incentrato su questi due personaggi e sul loro rapporto, lasciando sullo sfondo gli altri, fra i quali spicca la breve partecipazione del grande Donald Sutherland come zio di Marco.
Marco Aquila è sostanzialmente un cretino: è ossessionato dalla sua crociata, è un buon combattente, ma si butta a capofitto senza pensarci anche nelle battaglie più impossibili.
Esca è più particolare. Più furbo del padrone, non è privo di comportamenti incoerenti, gli mette anche i bastoni fra le ruote anche se alla fine si riscatta. Andava approfondito come personaggio.
Nonostante questi difettucci il film procede bene nel primo tempo e parte del secondo.
L'atmosfera è buona, la trama non è troppo lineare ed è discretmente avvincente, la ricostruzione regge e il duo che ricalca il vecchio stile della strana coppia funziona ed evolve in maniera anche complessa e volendo profonda.
La fine del film però è uno scatafascio.
Provate a immaginare un miscuglio evidente e mal assortito di Bravehearth, L'ultimo dei Mohicani, King Arthur e Il ritorno del re. Aggiungete dei grossi e imbarazzanti buchi logici fra un elemento e un altro e ottenete la fine. Peccato.

Voto 6/10
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