Un barista a Milano è stato costretto a pagare alla Scf, il consorzio che rappresenta la gestione delle etichette dei diritti discografici, una multa di 70 euro più 2400 di spese processuali.
Il reato di questo losco barista è stato quello di aver tenuto accesa la radio suo bar senza pagare alla Scf i cosiddetti diritti concessi. Questa simpatica regola imporrebbe ai gestori di locali - bar, palestre, alberghi, oratori,e compagnia bella - di pagare un dazio all'allegro consorzio, senza contare che i gestori dei locali devono già pagare una tassa alla sempiterna SIAE.
Questa regola era rimasta a lungo in disuso, ma il Governo ha deciso di farla rispettare nuovamente perchè si sa, col Governo si pagano meno tasse!
Ma la cosa più grottesca della faccenda è che questa legge risale al 1941.
E nel '41 l'italia, oltre a essere un paese dove vigeva la dittatura (ma presto i libri di storia lo descriveranno in un altro modo), era anche il paese in cui la radio era il principale strumento di comunicazione. Forse aveva qualche senso imporre una legge simile allora. Ma ora siamo nel 2010.
E se qualcuno qui in Italia si scandalizza - giustamente - per la legge che incula con la rincorsa chi usa internet in Francia, torniamo a guardare il nostro Paese dove hanno deciso di rimettere in vigore una legge più anacronistica del frustino per calessi pur di riscuotere un pio di spiccioli!
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